Prof. G. Pisani - Torino

[...] si possono correggere efficentemente (nei casi osservati) patologie di entità neurologica con eccellenti risultati, a condizione di rispettare il protocollo terapeutico di addattamento dinamico-progressivo per non peggiorare le caratteristiche neurofisiologiche e motorie del soggetto[...]


[...] Premessi i concetti di "coxa  pedis", di torsioni e rotazioni, di astragalo osso del piede ed astragalo osso della gamba, viene definito il quadro clinico del piede cavo-valgo.
Apparentemente piatto per affrontamento al suolo del suo versante mediale e il valgo di calcagno, si differenzia dal vero piede piatto per il suo profilo esterno concavo, per l'impronta podoscopica dipiede cavo e per la intrarotazione dell'arto.
A differenza del piede piatto che è il ponte che crolla sul piano sagittale perdendo la sua struttura a volta, il piede cavo-valgo è il ponte che si rovescia di lato mantenendo la sua strutturazione a volta.
Essendo in carico (catena  cinetica  chiusa) l'astragalo osso della gamba, la sua adduzione, evertendo, si traduce sul  piano orizzontale in una intrarotazione che si trasferisce solidalmente all'arto inferiore. Di questo è espressione lo  strabismo convergente di rotula con disassetto funzionale femore-rotuleo; questo, persistendo in corso di accrescimento, può portare a dismorfismi, apparentemente primitivi, della tuberosità tibiale per sua progressiva migrazione e trocleari.  Del pari la intrarotazione dell'arto secondaria a piede cavo-valgo riduce, compensando funzionalmente la fisiologica antiversione d'anca, la componente meccanica dell'ileo-psoas nella correzione della fisiologica antiversione.


Il moderno approccio alle problematiche del piede del bambino

È difficile quanto si possa definire moderno un approccio alle problematiche del piede infantile poiché pur tenendo conto dell’evoluzione delle conoscenza comuni non è possibile disgiungerle da esperienze personali molto spesso cresciute da proprie radici ed in contrasto talora con eccezioni altrimenti note.  
Occorre ricordare che il piede del bambino non è il piede di un adulto in miniatura, occorre chiarire il  percorso evolutivo di questo piede sino alla sua parametrizzazione ai valori propri dell’adulto tenendo conto del suo inserimento  evolutivo nel contesto dell’arto inferiore per quanto riguarda momenti torsionali e rotatori ed assetto assiale.
Per quanto concerne i momenti evolutivi importanti l’asincrono evolvere di piede astragalico e piede calcaneale dall’embrione all’adulto; inoltre le evoluzioni di calcagno, astragalo ed apparato flessore plantare nel percorso alla verticalizzazione del retropiede.
Premessi i concetti di torsione e di rotazione  di necessità, in situazioni patologiche di valutare le torsioni  segmentarie (femore, tibia, collo-astragalo) nel contesto globale dell’arto inferiore ed in rapporto all’angolo di declinazione funzionale dell’astragalo.  
E di necessità la corretta interpretazione di disassetto rotatori (strabismo rotuleo ad es.) che molte volte hanno il loro riscontro in dimorfismi del piede (piede cavo-valgo).


A proposito di deformità del piede - (Review)

La  deformità  e  un'alterazione  morfo-funzionale  di  un  segmento  del  nostro  corpo,  variamente strutturata, secondariamente intervenuta per cause intrinseche od estrinseche. Non ha significato precisare acquisite in quanto per le deformità congenite e relativo il termine malformazioni. Viene fatto  particolare  riferimento,  nel  piede  piatto  acquisito  dell'adulto  da  destabilizzazione  peritalare, alla   patologia   degenerativa   del   legamento   calcaneo-scafoideo   plantare   o   spring   ligament (glenopatia degenerativa) ed alla presenza di osso scafoideo accessorio come possibile momento patogenetico. E viene proposta la sindrome da destabilizzazione peritalare in rapporto a patologia della   "coxa   pedis"   articolare   (sottoastragalica   ed astragalo-scafoidea),   miotendinea   (tibiale posteriore), da lenopatia degenerativa.
Con la ricostruzione chirurgica della glena anche la creazione di un neolegamento tibio-scafoideo con bendella di tendine  del tibiale posteriore al malleolo tibiale. E da porre in discussione il concetto di sindrome pronatoria, intesa come primitività la pronazione patologica della sottoastragalica che, nella destabilizzazione peritalare, e fatto del tutto secondario. Va tenuto presente che pronazione e supinazione  della  sottoastragalica sono rispettivamente conseguenti all'apertura e alla chiusura della catena cinetica della "coxa pedis".